Imprenditore, quanto vale il tuo tempo?
Un imprenditore che non lascia crescere la sua azienda non è titolare di una piccola impresa ma di un’impresa piccola.
Questa è una provocazione però una cosa che noto spesso è che molti imprenditori si spendono tantissimo a lavorare dalla mattina alla sera e sono i primi ad arrivare e gli ultimi ad andare via. Forse lo fanno per dare il messaggio agli altri dipendenti (di duro lavoro) oppure perché c’è tanto da fare, ma troppo spesso li vedo che magari sono sul muletto che stanno caricando un camion oppure scaricando della merce, li vedo fare delle consegne piuttosto che non ritirare della merce o sistemare un magazzino…
Allora mi chiedo: Ma quanto vale il tuo tempo? Il tuo tempo come imprenditore vale come quello di un mulettista? Vale come quello di un trasportatore o di un magazziniere? Pensi che sia questo il miglior modo che tu hai di spendere il tuo tempo per gestire la tua impresa?
Se tu, imprenditore, stai facendo questo allora stai perdendo di vista qual è il tuo focus che dovrebbe essere gestire un’impresa in termini strategici: i contatti personali, il promuovere il tuo brand, il promuovere la tua realtà, il vendere i tuoi prodotti, i tuoi servizi, ma non di fare queste attività operative che riempiono la tua giornata, sistemano la tua coscienza, ma non sono utili allo sviluppo del tuo business.
Dico questo perché lo vedo troppo spesso e questo mi dispiace. Allora capisco che possa non essere semplice delegare alcune cose. Se tu fai il mulettista, il trasportatore, l’amministrativo, il gestore commerciale… se fai tutto tu, l’azienda ha bisogno di te dall’alba al tramonto. Ma se l’azienda ha bisogno di te dall’alba al tramonto non crescerà mai perché sei contingentato come tempo oltre che come come competenza. Tu devi costruire delle persone che sono in grado di assolvere a dei compiti in modo tale che tu possa dedicarti ad altro
Spesso mi capita di dire in azienda ai manager:
“Se tu vuoi fare carriera devi trovare il modo di non essere indispensabile in quello che stai facendo ora!”
Perché tu finché sei indispensabile in quel ruolo non farai mai carriera, nessuno ti toglierà da quel posto, da quel ruolo. Diventi insostituibile, il che può senz’altro gratificare il tuo ego.
Ma per fare carriera, per crescere, l’unico modo è costruire un team di persone che superi la tua importanza. Vorrei che la stessa cosa la facessi tu come imprenditore.
Bisogna allora iniziare costruendo una “matrice delle responsabilità per ruolo“. Cosa vuol dire? Vuol dire capire chi è il responsabile della amministrazione, responsabile dell’attività commerciale, il responsabile della produzione, ecc. Vanno identificate e nominate queste persone all’interno dell’organizzazione.
Bisogna anche capire quali sono le persone nella tua azienda che godono di maggior credibilità proprio da parte dell’azienda stessa.
A volte scegli un dipendente che ti sembra “giusto”, ma magari quella persona non è così gradita da tutto il resto dell’azienda. Allora perché non fare anche una esplorazione di quelle che si chiamano le reti neurali interne all’azienda? Cioè, chi sono tra i tuoi dipendenti quelli che sono come il nodo centrale della comunicazione. Quelli con cui si parla più spesso? Oppure il nodo centrale della competenza quelli a cui più spesso viene chiesto un consiglio per l’attività lavorativa o chi sono quelli che invece sono il nodo neurale della fiducia? Quelle persone di cui si fidano di più. Lo sai chi sono?
È importante saperlo perché se l’azienda dal basso ti sta dicendo che queste sono le persone che contano forse potresti farci un ragionamento e prenderlo come possibile riferimento per costruire su questo vissuto, su questo percepito la tua organizzazione aziendale.
Il vecchio modo di fare prevede che sia il titolare, l’imprenditore, che decide delle cose che per caduta a cascata arrivano fino all’ultimo dei dipendenti che lavorano. Questa è una modalità ancora attiva seppur un po’ desueta.
L’altra attività è sentire dal basso qual è il vissuto, quali sono le idee. In questo modo sto coinvolgendo le persone in un processo di scelta, di cambiamento in un processo a volte strategico e operativo.
Voglio farti un esempio.
Brunello Cucinelli, il patron del cashmere in Italia, è un uomo che ha ristrutturato un borgo medievale e lo ha fatto diventare la sua azienda. È un uomo che sta insegnando alle persone a fare un mestiere. Qualche anno fa ha diviso 5 milioni di utili aziendali con i suoi dipendenti, (credo abbia dato un premio di 7.500 euro a persona) un uomo che ha capito che la sua azienda è nata, progredisce, si sviluppa e ottiene successo grazie alle persone. Riceve continue offerte di impiego di gente che vuole andare a lavorare da lui, non perché le paghi più di altre. ma perché il clima aziendale (la qualità con cui si lavora) è una delle migliori.
Oggi le persone non portano solo le ore di lavoro, portano una passione, un sentimento, portano emozioni e portano cuor, creando un risultato che non è misurabile con la sola bilancia prettamente economica.
Cosa bisogna fare allora? Bisogna trovare un sistema premiante per le persone. E qui apriamo un tema assolutamente intrigante e che senz’altro meriterà di essere affrontato in maniera dedicata.

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